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Social Street: dal virtuale al reale al virtuoso.
L’idea di “Social Street” ha origine dall’esperienza, iniziata nel Settembre 2013, del gruppo facebook “Residenti in Via Fondazza – Bologna”, gruppo nato dalla constatazione dell’impoverimento generale dei rapporti sociali. Tale impoverimento ha comportato senso di solitudine e perdita del senso di appartenenza con conseguente degrado urbano e mancanza di controllo sociale del territorio.
Scopo di Social Street è quello di favorire le pratiche di buon vicinato, socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale.
Punti di forza
Possiamo osservare che le principali caratteristiche che hanno probabilmente marcato il successo di Social Street (per lo meno in termini quantitativi), sono rappresentate da:
Facebook –> utilizzo di un social network quale FB di largo e gratuito utilizzo. Utilizzo non fine a se stesso ma quale facilitatore del passaggio dal “virtuale al reale”. La scelta di utilizzare gruppi “chiusi” permette di meglio gestire i comportamenti devianti dai nostri principi incluso l’utilizzo per scopi commerciali, politici (vedere anche sotto Linee guida).
Territorialità –> la decisione di limitare i singoli gruppi FB ad un territorio circoscritto e a dimensioni ridotte dove il passaggio dal virtuale al reale può avvenire molto facilmente. La scelta territoriale risulta elemento aggregante favorendo la destrutturazione di tutte le altre categorie in cui le persone normalmente si riconoscono (classi sociali, interessi, età, appartenenze politiche, religiose, provenienza).
Gratuità –> sia a livello degli scambi interni (esclusione del “do ut des” favorendo la cultura del dono), sia a livello di macro struttura essendo Social Street un modello “completamente indipendente”.
Non struttura –> ogni singolo gruppo può agire come meglio crede per riattivare i rapporti sociali tenendo conto delle peculiarità del proprio territorio, sempre nel rispetto delle linee guida.
Inclusione –> importante la scelta di concentrarsi su tutto quanto unisce le persone (escludendo ciò che divide), di essere propositivi anche di fronte alle critiche più dure, non accettare l’essere contro senza l’essere costruttivi, l’esclusione di linguaggi non accettabili da tutti i componenti del gruppo.
Anche per quanto già detto, l’esclusione di qualsiasi aspetto economico/ politico/giuridico, si è rivelato l’aspetto innovativo caratterizzante questa esperienza, differenziandola in maniera marcata da tutte le altre (associazioni, comitati, ecc); l’aver proseguito su questa strada, ha costituito un ulteriore forte motivo di interesse generale.
Questi elementi sono risultati, seppure a posteriori, fondamentali e vincenti. Gli oltre 450 gruppi nati in Italia ed all’estero che si rifanno al modello socialstreet, sono la dimostrazione del bisogno latente di una socialità soprattutto non finalizzata ed indipendente da qualsiasi aspetto economico e politico.
Nel perseguire qualsiasi progetto, è fondamentale aver ben chiaro l’obiettivo primario e perseguirlo costantemente senza deviazioni.
SOCIALITÀ – GRATUITÀ – INCLUSIONE rappresentano i nostri tre principi fondanti: qualsiasi azione nell’ambito di Socialstreet, sia a livello Virtuale che Reale, deve rispettarli per poter favorire comportamenti Virtuosi.
Endorsments
L’interesse dimostrato anche dal mondo accademico sembra supportare tale analisi. Oltre alle decine di tesi di laurea e ricerche che vanno dal campo psicologico, antropologico, sociologico, economico a quello urbanistico, questa esperienza sta ricevendo riconoscimenti anche da parte di studiosi di fama internazionale:
Prof. Anthony Giddens (sociologist, professor and former director of London School of Economics)
Prof. Marc Augé (anthropologist, former director Ecolé des études en Sciences Sociales di Parigi)
Prof. Pierpaolo Donati (professor of sociology at University of Bologna)
Prof. Stefano Zamagni (professor of economics at University of Bologna)
Prof. Anna Cossetta (sociologist, University of Genova)
Prof. Jacques T. Godbout (professeur émérite en sociologie Université du Québec)
Mr. Rob Hopkins (founder of Transition Town)
Prof. Piero Formica (Innovation Value Institute, Maynooth University,Ireland)
Prof. Robert D. Putnam (Professor of Public Policy at the Harvard University)
Dicono di noi…
Anthnoy Giddens (ex direttore London School of Economics)
“It is a really interesting project and I’d be happy to endorse it. Be careful of halo effect though, which can produce misleading results. Best wishes.”
Robert Putnam (Professor of Public Policy at the Harvard University)
“Social Street is one of the most promising innovations I know of to use Internet technology to rebuild real community.”
Pierpaolo Donati (professore di Sociologia all’Università di Bologna)
“ottima iniziativa. Sono oggi di ritorno dalla università di Cardiff, dove peraltro ho anche fatto cenno alle social Street nel seminario con vari colleghi di 4 continenti durante la mia relazione, suscitando grande interesse. In bocca al lupo”
Marc Augé (antropologo francese)
“è veramente un’ottima iniziativa sociale”
Jacques T. Godbout (professeur émérite en sociologie Université du Québec)
“Un progetto davvero interessante.”
Serena Dandini (presentatrice Rai)
“Social street è una di quelle cose meravigliose, non fa crescere il Pil ma aiuta a vivere meglio”
(9 ottobre 2014, “Stai Serena”, Radio 2
Link
Antonio Lubrano (conduttore televisivo Rai e giornalista)
“Social street è la riscoperta della vera solidarietà, sentimento che l’incattivirsi dei rapporti aveva fatto sparire e che ora la lunghissima crisi, fa riaffiorare. Che bel segnale”
“Le social street sono la più grande idea di socialità dopo le agorà greche” (Gioia)